Chapter Text
L'arena principale di Bangkok era un oceano di luci e rumore.
Oltre ventimila persone riempivano lo stadio coperto, un muro di grida e schermi giganti che trasmettevano il countdown del DeadZone 2.0 World Championship - Final Round. Sopra le loro teste, droni riprendevano ogni dettaglio: il palco, i quattro team finalisti, i caschi VR di ultima generazione, i volti tesi dei giocatori che stavano per immergersi nella simulazione più avanzata mai creata.
Sul lato destro del palco, Sea era seduto davanti alla sua postazione. Le dita scivolavano leggere sulla tastiera mentre controllava che tutto funzionasse: connessione stabile, parametri sensoriali calibrati, sistema nervoso sincronizzato. Un battito di ciglia, e la sua concentrazione divenne assoluta.
Nessuna parola, solo respiro controllato. Le luci blu del monitor gli disegnavano sul viso un'espressione impassibile.
Per lui, ogni partita era una battaglia mentale prima ancora che un duello di riflessi.
Sul lato opposto, Keen faceva l'esatto contrario.
Rideva.
Scherzava con i compagni, sistemando il microfono del casco come se fosse solo un accessorio per lo show. Aveva un'energia contagiosa, il sorriso pronto, quel tipo di presenza che faceva esplodere il pubblico in un boato non appena il suo volto appariva sul maxischermo.
"Guardalo," sussurrò Barcode, seduto affianco a lui, "sembra un robot. Gioca bene, certo, ma un po' di vita in più non gli farebbe male."
Keen abbassò la visiera del casco e rispose, con tono ironico:
"È così che funziona per lui. Niente emozioni, niente errori. Ma stasera lo mando io fuori equilibrio."
Dal pubblico arrivò un'onda di applausi quando il conduttore annunciò i nomi dei due team finalisti.
Sul maxischermo comparvero i profili digitali dei giocatori, con le statistiche e i punteggi. SEA (Dechchart Tasilp) - record imbattuto in modalità sopravvivenza. KEEN (Suvijak Piyanopharoj) - miglior punteggio in missioni cooperative. Due leggende, due caratteri opposti, un'unica rivalità che aveva infiammato il mondo degli e-sport.
Quando si ritrovarono fianco a fianco al centro del palco, per la stretta di mano pre-partita, il boato della folla salì ancora.
Sea tese la mano in silenzio, lo sguardo fisso, neutro.
Keen la strinse con un sorriso storto. "Non sforzarti troppo oggi, Sea. Sarebbe un peccato vederti perdere davanti a tutto il mondo."
La sua voce era leggera, ma tagliente.
Sea lo guardò di lato, freddo come sempre.
"Ti preoccupi troppo di me. Concentrati sul non morire nei primi cinque minuti."
Una risata attraversò il palco, amplificata dai microfoni. Il pubblico impazzì. I commenti scorrevano in tempo reale sui maxi-schermi:
-"Li adoro quando litigano!"
-"Sea non ha pietà!"
-"Keen lo farà a pezzi!"
Ogni volta era così. Li volevano insieme, ma solo per vederli scontrarsi.
"Eccoli, signore e signori! Il duello che tutti aspettavano!"
Il gong virtuale annunciò l'inizio della sessione.
Le luci si abbassarono. I caschi VR vennero agganciati, i sensori nervosi attivati.
Nel buio, solo il battito del cuore. Poi, la connessione.
Il mondo virtuale di DeadZone 2.0 si materializzò intorno a loro come un sogno di metallo e cenere.
Una metropoli distrutta, torri spezzate, droni militari che fluttuavano sopra strade coperte di fumo.
Ogni squadra si ritrovò in un punto diverso della mappa: obiettivo, conquistare e mantenere il Core centrale, la fonte di energia che determinava la vittoria.
Sea osservò il terreno dal suo punto d'apparizione. Il vento virtuale spostava la polvere tra i resti dei palazzi.
Attraverso il visore, vedeva i suoi compagni di squadra, Hong, Nut, Aston, Chokun e Bonnie, già in posizione. Comunicazioni pulite, strategia impostata, movimenti sincronizzati.
"Squadra Delta, spostamento su coordinate 3-7-2. Keen e gli altri sono all'ovest," comunicò Sea.
"Roger."
Sul canale pubblico, però, una voce squillante interruppe la calma tattica:
"Ehi, Sea! Non scappare come l'ultima volta, ok? Non sarebbe bello vincere senza vederti almeno cadere una volta!"
Keen.
Anche senza vederlo, Sea sentì quel sorriso dietro la frase. Lo irritava e lo intrigava allo stesso tempo.
Premette un tasto per disattivare il canale generale. "Infantile come sempre," mormorò tra sé.
Il match prese vita.
Colpi di arma da fuoco virtuale, droni che esplodevano nel cielo digitale, ordini urlati.
Il pubblico in sala urlava a ogni kill, a ogni acrobazia.
Keen si muoveva come una scheggia impazzita: saltava tra i veicoli, attirava l'attenzione, rideva mentre schivava proiettili. Il suo stile era caotico, ma efficace.
Sea invece avanzava con precisione chirurgica, ogni colpo mirato, ogni passo calcolato.
La loro rivalità sembrava una danza: caos e controllo, istinto e logica, luce e ombra.
A metà partita, il punteggio era pari.
Il commentatore esclamò, con voce eccitata: "Incredibile! Sea e Keen sono ancora perfettamente bilanciati! È come se si leggessero nella mente!"
Forse, in un certo senso, era proprio così.
Negli ultimi anni si erano affrontati tante volte che ormai conoscevano ogni mossa dell'altro.
Sea prevedeva quando Keen avrebbe rischiato troppo.
Keen sapeva quando Sea stava per cambiare rotta.
"Ti sto dietro, Sea," la voce di Keen riecheggiò nel canale aperto.
"Lo so."
"Ti darò filo da torcere."
"Ti servirà di più che parlare per farlo."
Un attimo dopo, i due si incontrarono sul campo, in mezzo alle rovine di un centro commerciale distrutto.
Fu come se il resto del mondo sparisse.
Solo loro, due avversari che avevano costruito la propria fama sull'essere opposti.
Keen uscì allo scoperto, armi pronte.
"Faccia a faccia, eh?"
Sea inclinò la testa, il mirino puntato esattamente sulla fronte di Keen. "Non durerai due secondi."
"Scommettiamo?"
Il colpo partì.
Non uno, ma due.
Le proiettili si incrociarono nell'aria, scintille digitali.
Entrambi schivarono, rotolando dietro coperture diverse.
Il pubblico era impazzito. Ogni movimento, ogni respiro era proiettato in diretta.
Era spettacolo puro, rivalità perfetta.
Keen scattò in avanti, lanciando una granata di luce. Sea la evitò per un soffio, rispondendo con un colpo mirato che lo costrinse indietro.
"Non male," disse Keen, ansimando. "Stai migliorando."
Sea replicò secco: "È solo che tu sei prevedibile."
Un boato esplose quando i due si affrontarono corpo a corpo. Keen sferrò un calcio, Sea lo bloccò, poi un pugno, un contrattacco, un salto.
La tensione era elettrica.
Ma proprio quando sembrava che uno dei due stesse per avere la meglio, l'ambiente intorno a loro... cambiò.
Un ronzio.
Un glitch.
Un istante di distorsione visiva attraversò il mondo virtuale: le texture si dissolsero per un secondo, lasciando solo un lampo di grigio e linee di codice.
Sea si immobilizzò.
"Keen... hai visto..."
"Già. Dev'essere un bug del sistema, succede a volte."
Ma non era un semplice bug.
Le comunicazioni con i compagni si interruppero.
I nomi degli altri giocatori, che normalmente lampeggiavano nell'HUD, scomparvero.
Poi, il terreno cominciò a tremare.
Nello stadio reale, i commentatori si guardarono confusi. Le immagini sugli schermi si fecero tremolanti, i suoni distorti.
"Abbiamo... un problema tecnico, sembra che la simulazione stia..."
Schermo nero.
Totale.
Nel buio, Sea si tolse il casco di scatto - o almeno, provò a farlo. Ma non ci riuscì, non riusciva a togliersi il casco nella realtà.
Il sistema non rispondeva.
Sentì il battito accelerare, una fitta di panico che non era programmata.
"Keen?" provò a chiamare.
Silenzio.
Poi, un rumore bianco.
Un sibilo metallico che gli perforò le orecchie.
Una voce, distorta, non umana, attraversò l'etere:
> "Connessione persa. Protocollo di emergenza attivato."
Nello stadio, le luci si spensero tutte insieme.
Le urla del pubblico si mescolarono al rumore statico dei megaschermi.
Nessuno capiva se fosse parte dello spettacolo o un incidente reale.
Sea percepì un lampo bianco dietro le palpebre chiuse.
Il terreno virtuale si disintegrò, lasciando spazio a un vuoto senza forma.
Per un attimo, sentì la presenza di qualcuno accanto a lui, una voce, un respiro familiare.
Keen.
"Sea? Che diavolo sta succedendo?"
Non ebbe il tempo di rispondere.
Tutto collassò.
Il silenzio fu totale.
Né suoni, né luce, né corpo.
Solo la sensazione di cadere in un buio infinito.
Poi, un battito.
Uno. Due.
Un suono lontano, come un sistema che si riavvia.
Sea provò a muovere una mano, ma non sentì nulla.
Keen gridò qualcosa, ma la voce gli arrivò ovattata, come provenisse da un sogno.
Un istante dopo, il mondo scomparve del tutto.
Schermo nero. Rumore bianco. Silenzio.
