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La Leggenda del Vischio

Summary:

Un giorno di metà dicembre stava camminando spedito verso una radura nella foresta, dove avrebbe incontrato Crowley.
Purtroppo era in ritardo per il suo appuntamento, poiché al villaggio l'avevano trattenuto più del previsto.
Ancora pochi passi e sarebbe giunto al posto dell'incontro. Scavalcando gli ultimi arbusti, entrò nella radura, Crowley era già lì.

Notes:

Day 16 - Mistletoe

Work Text:

Il ceppo ardeva lentamente dentro al focolare. Il leggero crepitio e l'aria pregna del profumo di biscotti alla cannella, creavano un'atmosfera calda e serena. Tutto l'opposto di quello che stava succedendo fuori, per strada, dove i fiocchi di neve giocavano a rincorrersi vorticosamente trasportati dal vento.

Aziraphale era seduto sulla sua poltrona, una mano reggeva un quotidiano mentre l'altra portava alla bocca una tazza di cioccolata fumante.
Crowley, seduto a terra con la schiena appoggiata alle gambe dell'angelo, pareva un grosso gatto. Pigro e soddisfatto, circondato da numerose bottiglie di vino.
Con un piede faceva dondolare una campanella, posta su uno dei rami più bassi, dell'albero natalizio che Aziraphale aveva tanto insistito per addobbare.

“Qualcosa di interessante, angelo?”
“Sempre le solite vecchie storie” Rispose Aziraphale lasciandosi sfuggire una risatina.
“Mmm, cos'è che trovi così divertente? Da qua, fammi vedere!”

Veloce come il morso di un serpente, rubò il quotidiano dalle mani del suo amico.
“Hey!”
“Oh dai Aziraphale, voglio solo capire cosa c'è di così diver- ancora? Ancora questa storia??”
La sua voce era un misto tra incredulo e infastidito.
“Lo sai come sono gli umani, si affezionano a miti e leggende e li tramandano come possono” rispose serenamente il biondo guardando con affetto la pagina di giornale che recitava

‘Natale e Vischio le origini della tradizione’

“Non c'è nulla di mitico di nel prendersi una freccia di vischio sul culo”
“Su caro, non fare il drammatico ora, resta comunque una bella storia”
Poi l'angelo abbassò lo sguardo e mormorò “Ricordo come se fosse ieri lo spavento che mi hai fatto prendere”

Il fruscio del giornale tra le dita si fermò e gli occhi dei due amici iniziarono a vagare persi tra i ricordi di un tempo lontano.
All'epoca dei norreni e di persone che interpretavano come segno divino tutto ciò che non potevano spiegare.


In quei tempi ormai lontani, i due, si trovavano contemporaneamente lungo le coste dei fiordi norvegesi, in missione per le rispettive parti. Questioni di clan, guerre e pace, i soliti lavori insomma.

Ma la loro presenza non passava certo inosservata. Aziraphale, era in sosta in un villaggio in cui abitava un giovane curioso. Il suo nome era Lokki, e non appena posò i suoi occhi su Aziraphale, se ne innamorò all'istante. Ovunque andasse Aziraphale, Lokki, di soppiatto, lo seguiva.

Ovviamente l'angelo se ne accorse subito ma per non incentivare la cotta del ragazzo, fece finta di nulla. Dopotutto, che male poteva fare?

Un giorno di metà dicembre stava camminando spedito verso una radura nella foresta, dove avrebbe incontrato Crowley.
Purtroppo era in ritardo per il suo appuntamento, poiché al villaggio l'avevano trattenuto più del previsto.
Ancora pochi passi e sarebbe giunto al posto dell'incontro. Scavalcando gli ultimi arbusti, entrò nella radura, Crowley era già lì.

Indossava abiti caldi per proteggersi dal gelo di fine autunno, ma il mantello di lana pesante non era sufficiente a scaldare il demone che, prevedibilmente, era stizzito per il freddo. Appena vide l'angelo una sfilza di imprecazioni uscirono dalla sua bocca, non proprio rivolte all'amico, quanto alla gelida situazione. Aziraphale si avvicinò a Crowley e, posando le mani sul suo petto, avvicinò il viso a quello del demone. Un bacio casto, sulle labbra, e un formicolio pervase entrambi scaldandoli dall'interno. Ogni protesta o invettiva del demone, furono totalmente dimenticati.
Mentre erano lì a fissarsi negli occhi, meravigliandosi sempre dell'effetto che aveva quel piccolo gesto, qualcuno, a distanza, li osservava.

Aziraphale si era totalmente dimenticato che Lokki lo aveva pedinato come sempre, e che adesso li stava osservando tra i cespugli. Ma quello che l'angelo non sapeva era che Lokki, vedendo i due baciarsi, fu pervaso da una gelosia furente.
D'istinto il ragazzo prese l'arco e incoccò una freccia, fortunatamente per Crowley, nel momento del rilascio, un corvo planò su Lokki che, urtato, scoccò la freccia mancando il punto prestabilito - il dorso di Crowley - conficcandosi ben più a sud, sul suo gluteo sinistro.
Un grido tremendo si levò dal demone che preso dal dolore si accasciò al suolo, Aziraphale alzando lo sguardo vide il ragazzo tra i cespugli, pallido e tremante che reggeva ancora l'arco.

“Lokki” fu tutto quello che riuscì a dire prima che questi cominciasse a scappare via.
Ma non c'era tempo per pensare a lui, doveva salvare Crowley che giaceva inerme su un fianco. Gli occhi di Aziraphale si riempirono di calde lacrime che, scavando solchi sulle guance, cadevano incessanti sulla tunica del demone. Tutto quello che riuscì a fare era prenderlo tra le sue braccia, e continuare a piangere sul corpo del suo amico. Senza rendersene conto, iniziò ad emettere bagliori celestiali. Era il suo modo di manifestare la profonda volontà che il suo amico guarisse al più presto.

Crowley, infatti, piano piano riprese conoscenza e quando fu abbastanza conscio da ricordare l'accaduto, schioccò le dita ed estrasse la freccia che l'aveva colpito in pieno su una chiappa. Il dardo era fatto di vischio e Crowley lo stava tenendo tra le mani mentre cercava di calmare i singhiozzi dell'angelo che ora piangeva di felicità. Le sue lacrime colpirono la freccia che rinacque a vita nuova, dal legno nudo spuntarono foglie verdi e bacche perlacee.

Mentre il demone teneva in mano il nuovo cespuglio di vischio, l'angelo si sporse in avanti e baciò di nuovo Crowley, che si sciolse nel calore di quel bacio.

Nel tumulto di quei momenti, nessuno fece caso ad un altro spettatore, che aveva assistito a tutta la scena. Si trovava infatti a passare di lì Thorvald che nella vita era uno skald¹. Vide tutto, o quasi. Vide il corvo planare, la freccia arrivare dal cespuglio, Aziraphale che chiamava quello che gli parve il nome del dio Loki, il pianto sul corpo a terra, i bagliori soprannaturali.
Non ci volle molto per convincersi di aver assistito ad una scena divina. Così preso dalla foga del momento estrasse il suo flauto di corno e iniziò a comporre un poema di come Loki geloso aveva tentato di fare uccidere di Baldr, di come la dea Frigg, avesse portato indietro dalla morte suo figlio con le sue lacrime e,  del ruolo della pianta di vischio che da arma letale divenne simbolo di rinascita.

Il poema venne cantato in tutti i clan e tramandato di bocca in bocca dalle genti di quei popoli nordici fino ad arrivare ai giorni nostri, dove baciarsi sotto al vischio è augurio di fertilità e protezione.


Il ricordo di quei giorni svanì dalle menti di entrambi, riportati al presente da un forte schianto proveniente dalla strada. I due si guardano negli occhi con un pizzico di nostalgia per i tempi passati, non capitava spesso ma a volte, alcuni eventi erano un pochino più amati di altri. Crowley abbandonò il giornale che teneva ancora in mano, si voltò verso Aziraphale ancora seduto in poltrona e schioccando le dita fece comparire sopra le loro teste un rametto di vischio. L’angelo ridacchiò.

“Non vorrai mica interrompere una tradizione, angelo”
“Giammai! vieni qui”
Così dicendo si tirò il demone in grembo.

La stanza si riempì di baci lenti e senza fretta, caldi come il fuoco nel camino, mentre fuori per le strade, la vita continuava frenetica tra fiocchi di neve portati dal vento e storie di miti lontani.




Skald¹ nelle civiltà norrene componevano poemi con i quali si tramandavano oralmente miti e leggende della loro civiltà. Possono essere considerati i maggiori custodi della cultura norrena.